Avevo sentito parlare di questo libro in due modi: c’è chi l’ha odiato e chi l’ha amato. Quindi mi è piaciuto si o no? Nì.
Voto: 7/10Titolo: "Tredici"
Autore: Jay Asher
Titolo originale: “Thirteen reasons why”
Casa Editrice: Mondadori, 2008
Genere: young adult, thriller psicologico
Prezzo: € 15,00
Pagine: 237
Trama: Clay , tornando a casa da scuola, trova una scatola
da scarpe davanti la porta di casa. Al suo interno 7 cassette numerate con lo
smalto blu. Nessun mittente.
Inizia ad ascoltare la casetta 1, lato A e si accorge
immediatamente che chi parla è Hannah Backer, una ragazza della sua scuola, che
si è suicidata meno di due settimane fa, senza una spiegazione razionale.
Hannah ha registrato tredici episodi, una per lato, dedicati
a tredici persone, che accusa di aver provocato volontariamente o no, la sua
morte. Ma Clay cosa c’entra? Sa di non aver fatto nulla, perciò cosa può avere
a che fare quella storia con lui? Sì, una volta ha baciato Hannah Backer, e
allora?
Sconvolto dal sentire l’eco lontano dei pensieri di una
ragazza che ha deciso di farla finita, Clay si lascia trascinare dal racconto,
visitando i luoghi e gli avvenimenti che lui ha in parte condiviso con altre
dodici persone, con le quali ha avuto poco a che fare, se non a scuola. Che
cosa sarebbe successo se…?
Commento:
Avevo un diavoletto che mi diceva “Ma che fai? Perché lo
prendi? Non ti lascerà nulla…”, ma alla fine l’ho preso e l’ho anche letto. In
6 ore, neanche.
Clay è un ragazzo a posto, su questo non c’è dubbio. E’ la
povera Hannah che ha sempre avuto bisogno di uno psicologo. La ragazza,
tormentata dagli accadimenti, si lascia completamente andare alle dicerie e da’
troppo valore ad alcuni gesti, che forse io personalmente avrei lasciato
correre. Chi di noi non è stato preso in giro, usato o anche solo abbandonato
da amici che credeva veri? Nessuno. Hannah sembra farne una tragedia più grande
di lei. Forse è una ragazza debole, vittima di sé stessa. Ma come si fa ad
uccidersi per motivazioni del genere?
E’ chiaro che il libro non avrebbe potuto avere neanche un
inizio se lei non avesse preso quelle pasticche. Ma la mancanza di motivazioni,
quella è tutta colpa di Jay Asher. E’ un ottimo scrittore, ne sono certissima,
ma avrebbe dovuto osare di più. Giustamente questo è un libro indirizzato a dei
ragazzi, perciò capisco il timore di Asher, se così fosse. Ma non è più
rischioso? Voglio dire, un ragazzo fragile, che legge un libro del genere, in
cui la protagonista si è suicidata per motivi futili, non è un bel modello, no?
Capisco il suicidio per onore, ma questo è tutto un programma. Oltretutto, la
razionalità con cui Hannah compie il suo gesto, preparando le cassette,
analizzando ogni minimo dettaglio degli eventi e, diciamolo, eccedendo nel dare
un valore a azioni sconsiderate di adolescenti altrettanto sconsiderati, non
può essere considerata realistica. Hannah è troppo metodica per apparire debole
e vittima, la sua è una vendetta. E’ lei quella più crudele, in tutto il
racconto. E’ lei che provoca un senso di angoscia in molti di quei tredici, che
prendono anche in considerazione di essere loro stessi istigatori del suicidio
di lei (in parte giustamente). Da questo punti di vista l’ho apprezzato: la
vittima è in realtà anche colpevole. In effetti, da una parte Jay Asher te lo
fa capire, perché quando trova uno spiraglio di luce è lei che sceglie di
guardare ancora il fondo del pozzo, solo per trovare un altro motivo per
compiere quel gesto. L’errore di Jay Asher è stato quello di non darle un valido
motivo, oppure di non sottolineare come la falla sia in Hannah stessa. Perché, per
Hannah, non era lei che doveva reagire, ma gli altri che dovevano smettere di
perseguitarla e comprendere il suo vittimismo. Hannah è convinta che le persone debbano
soppesare ogni minimo gesto prima di compierlo e valutare ogni parola prima di
dirla. Ma certo, è vero. L’errore di Jay Asher è stato quello di eliminare il
messaggio contrario, ovvero, “non ti curar di loro, ma guarda e passa”.
Eppure, in un certo senso, l’ho apprezzato perché è Hannah
il vero “cattivo” della storia. Oltretutto la storia è narrata con molta
originalità e tatto e Jay Asher è un ottimo narratore.
Quindi, se lo avete in libreria, leggetelo. Se lo trovate
nella libreria di un amico, fatevelo prestare. Se volete comprarlo, andate in
biblioteca, che è meglio.
Francesca